Mr. Google: ma come ragioni?

Mr. Google: ma come ragioni?

In un articolo precedente abbiamo parlato di SERP (Search Engine Results Page), e di come sia diventato ormai molto difficile prevedere il posizionamento di un sito solo sulla base delle ottimizzazioni compiute per farlo emergere. Ma come fa Google a decidere quali risultati mostrare al navigatore?

Google: interpretazione prima degli algoritmi

Quanto segue, probabilmente, vi tornerà familiare, ma pochi si soffermano davvero a pensare a come Google sia capace di interpretare le nostre intenzioni. E’ abbastanza comune, infatti, pensare che il motore di ricerca, una volta memorizzata la nostra query di ricerca (ovvero le parole chiave immesse), consulti il proprio “database” interno e ne tiri fuori i risultati. Beh, forse una volta era davvero così, ma parliamo ormai di preistoria. Google prima cerca di interpretare quanto gli stiamo chiedendo, analizza il contesto di ricerca e solo dopo consulta i propri algoritmi. Ricordiamoci sempre, infatti, che lo scopo del motore di ricerca è offrire al visitatore un servizio di alto livello, non quello di farci arricchire. Proviamo a schematizzare il concetto.

Fase 1 – Interpretazione della query
Supponiamo di cercare “panda”. Cosa dovrebbe rispondermi Google? Farmi vedere le pagine che parlano dell’auto? O quelle che danno notizie sull’animale? O magari i siti che parlano del famoso antivirus? La risposta è: dipende. Cerca di capire, sulla base delle precedenti richieste. Se, ad esempio, ho fatto diverse ricerche in ambito automobilistico nelle ore o nei giorni precedenti, Google potrà presupporre che sto cercando l’auto, e mi mostrerà i risultati ad essa inerenti. Inoltre, sfrutterà gli “errori ” già commessi per migliorare l’interpretazione: ho cercato altre volte “panda”, ma poi ho raffinato la ricerca perchè i risultati non mi soddisfacevano. Bene, probabilmente la prossima volta non ce ne sarà bisogno.

Fase 2 – Contesto di ricerca
Per contesto si intende principalmente localizzazione, lingua e “segnali” social. Altro esempio: nelle mie cerchie Google Plus c’è l’azienda WebSenior. Su Google cerco web senior monza, magari riferendomi alla ricerca di un professionista web di livello “senior”, appunto. E’ possibile che Google possa interpretare la mia ricerca mostrandomi il sito web www.websenior.it. Ha pensato che stessi cercando un contatto già conosciuto. La questione lingua è facilmente comprensibile, mentre quella di localizzazione della ricerca è assai complessa: a seconda della keyword inserita, il motore deciderà se sono interessato alla posizione del risultato. Se, ad esempio, cerco “gelateria” e sono a Monza, molto probabilmente l’Universal Serp sarà composta da pagine social, maps e siti riconducibili ad attività situate nel territorio di Monza.

Fase 3 – Mezzo di ricerca
Qui il discorso è semplice: desktop o mobile. Ovvero PC/Tablet piuttosto che smartphone. Questo è attualmente uno dei parametri che maggiormente crea incongruenze tra le pagine dei risultati, anche molto sostanziali. Google ha raffinato le proprie tecniche privilegiando i siti che rispondono ai requisiti mobile. Inoltre, viene accentuato il concetto di localizzazione, a patto che sussistano i presupposti visti nel paragrafo precedente.

Fase 4 – Algoritmi
Eccoli arrivare, solo ora. In realtà, nel flusso di elaborazione subentrano molto prima, ma per semplificare il concetto li ho inseriti volutamente in fondo. E’ in questo momento, quindi, che il motore di ricerca confronta le informazioni rilevate dalle diverse risorse web (siti, social, immagini ecc…) e decide l’ordinamento da mostrare, sulla base dei parametri (che sono innumerevoli, qualcuno che non sa di cosa parla dice circa 200…) in parte conosciuti ai SEO Specialist, ma in parte tutt’ora segreti.

Ovviamente è una sequenza del tutto esplicativa, l’elaborazione da parte del motore di ricerca è assai più complessa, ma il concetto è questo, ed è bene averlo ben presente quando si devono monitorare risultati e attività di posizionamento web.

 


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